Librecensione - "L'incubo di Biancaneve. La città dei Mercenari", Scarlet Danae

Salve a tutti miei cari lettori e ben trovati in un nuovo post!
Oggi nuova librecensione! Andrò a parlarvi de “L’incubo di Biancaneve – La città dei Mercenari” di Scarlet Danae, acquistato in ebook al prezzo di 0,99€ ma disponibile anche in cartaceo al costo di 12,00€

                                                          

Come facilmente intuibile dal titolo, si tratta di un retelling della celebre favola di “Biancaneve”, e vista la mia passione per le favole e le loro rivisitazioni, questo libro mi incuriosiva parecchio.

“Una ragazza sfortunata, usata dalla matrigna come schiava sessuale. Una misteriosa droga spacciata in delle mele. Un'overdose fatale e un viaggio in un mondo parallelo, infetto da un virus mortale e oppresso da sette streghe. Riuscirà Bianca a salvare il principe Darknight tenuto prigioniero nella città dei mercenari? Ma soprattutto, accetterà il suo destino come clone della rivoluzionaria Biancaneve?”

La protagonista del racconto è Bianca, una ragazza che ha perso il padre da bambina ed è cresciuta con una perfida matrigna, che la costringe a prostituirsi. L’adolescenza poco serena di Bianca la porta sulla via della tossicodipendenza, e sarà proprio una nuova droga a dare il via alla vera e propria avventura. La nostra imperfetta eroina, infatti, verrà tentata a provare “la mela”, un nuovo veleno sul mercato che aveva degli effetti incredibili su chi l’avrebbe assunta.
Questo porterà Bianca ad entrare in un sonno profondo e risvegliarsi in un universo parallelo, con Cogito, un macchinario collegato direttamente al suo cervello e dotato di propria volontà come unico compagno, e una missione: salvare Darknight.

La storia raccontata da Scarlet Danae si discosta molto dall’originale, tuttavia vengono mantenuti degli elementi essenziali che rendono l’ispirazione perfettamente riconducibile alla tanto nota fiaba.
Una delle cose più apprezzabili è la trasposizione assolutamente moderna e sfacciata della storia di Biancaneve: Bianca non è una principessa, ma quel che di più lontano c’è da una figura regale, per via del suo essere sensuale e provocante, per la sua dipendenza e il suo linguaggio fin troppo colorito. La fiaba viene completamente stravolta su tutti i livelli: non ci sono boschi ma lande desolate e piene di macerie dalle tinte post-apocalittiche e distopiche, non c’è purezza e candore ma sfacciataggine e molta crudezza . E questo osare, ri-raccontando una favola per il suo esatto contrario, mi è molto piaciuta.

Bianca è un’eroina che non rispecchia i canoni: la sua caratterizzazione emerge piano piano attraverso le sue parole, ricordi e sensazioni:
Conoscevo già il dolore fisico, e lo dimostravano le cicatrici e le ferite sul mio corpo, e conoscevo già il dolore psicologico, lo dimostravano i miei occhi, pieno fino all’orlo delle continue umiliazioni a cui mi piegavo”.

Della sua vita passata vengono portati alla memoria stralci, ma quello che lei è diventa perfettamente chiaro al lettore. E avere una protagonista tanto dissonante da quella che è la candida Biancaneve risulta non solo molto più attuale e vicino al lettore, ma anche divertente.
Quando Bianca si troverà in un mondo completamente nuovo e sconosciuto lei non reagisce proprio nel migliore dei modi, e questo è non solo molto realistico ma anche perfettamente comprensibile. Tenta la fuga inizialmente, e man mano comincia ad abituarsi al suo nuovo ruolo (da disadattata a eroina), utilizzando gli insegnamenti bruschi della vita di strada anche in questo sconosciuto universo.
Anche l’aspetto del suo cinismo verso praticamente ogni cosa è molto interessante come approccio alle cose, perché la rende molto concreta e divertente.

Per quanto riguarda gli altri personaggi sono tratteggiati appena: c’è la matrigna, LEI, di cui viene percepita tutta la cattiveria e la meschinità per mezzo delle descrizioni che ne fa Bianca, ed è descritta come un essere terribile, dagli occhi magnetici, ma incredibilmente sensuale e voluttuoso.
Anche Hunter, il cacciatore, amante della matrigna e non indifferente all’intrattenersi con Bianca, colui che farà sì chi la nostra protagonista assumerà “la mela”, è un personaggio molto criptico e il suo ruolo non mi è ben chiaro: perché ha dato la droga a Bianca? Voleva fare un favore alla matrigna o voleva che la nostra eroina compisse il suo onere negli altri universi?
Un personaggio divertente e di contrasto a Bianca è Cogito, la macchina attaccata al suo cervello, nonché moderno Virgilio del peregrinare dell’eroina.

Le ambientazioni le ho trovate molto suggestive e ben pensate, sebbene, anche qui, di contrasto ai verdi boschi favolistici. Tutto è grigio e ferroso e l’aria è irrespirabile. Questi luoghi tra lo steampunk e l’apocalittico vengono descritti in linee essenziali ma riescono ad essere d’impatto e a fare da ottima cornice al racconto.

Lo stile dell’autrice è molto scorrevole e il libro si fa leggere tranquillamente in un’unica reading session. Una cosa che ho molto apprezzato è l’aver usato un registro linguistico diverso e più attento quando vengono raccontate delle storie o delle leggende.
Vengono utilizzate anche immagini metaforiche molto belle, suggestive ed ispirate:

Il battito del tempo era un intermittente ticchettio che echeggiava nell’addio che ogni secondo rimpiangeva prima di svanire”.

All’inizio del romanzo troviamo una nota alla lettura dell’autrice: “ATTENZIONE!!! Parolacce, doppi sensi, volgarità. In poche parole, la protagonista non è proprio un’aggraziata principessa. Quindi…C’era una volta… Una storia molto diversa dalle altre”.
Questa sorta di “dichiarazione di intenti” l’ho trovata molto divertente e credo descriva perfettamente lo stile del libro: è scanzonato e dissacrante e molto spigliato, con accenti erotici e d’azione.

Nonostante il libro mi sia piaciuto, ho riscontrato cose che non mi hanno fatto impazzire:
la prima, a livello di stile, è che ho riscontrato qualche errore grammaticale e refuso: il pronome relativo non viene usato nella maniera più corretta in quanto manca l’articolo che fa capire a chi quel pronome debba riferirsi ( es: “ l’unica cosa a cui ringrazio” sarebbe più corretto dire “l’unica cosa di cui ringrazio..”/ “quella sirena cui canto non” anziché “quella sirena, il cui canto non…”), oppure “c’è nè una qui molto interessante”, piuttosto che qualche ripetizione.

Il secondo punto è che, sebbene sia il primo libro di una saga, troppe cose vengono lasciate in sospeso, e il lettore potrebbe risultare un pochino confuso dalla mancanza di fatti importanti.
Comprendo bene che c’è il desiderio di “non dire troppo”, affinché poi il lettore voglia acquistare il seguito, ma alcune cose mi sono risultate poco chiare e sicuramente avrei voluto saperne di più. ( Disclaimer: forse, con ogni  probabilità, non aver colto alcune cose è stata una mia disattenzione, ma purtroppo alcuni passaggi mancano, sicuramente perché verranno trattati nel romanzo sequel).


Quindi, miei cari lettori, questi erano i miei pensieri su “L’incubo di Biancaneve”: assolutamente consigliato se vi piacciono le storie con protagoniste simpaticamente disadattate e problematiche, i retelling in chiave “cazzuta” e siete rimasti intriganti dalla trama dissacrante e spigliata, come me.
 Per questa librecensione è tutto! Nella speranza vi sia piaciuta, vi ricordo di seguirmi su INSTAGRAM, diventare lettori fissi e iscrivervi alla neonata pagina facebook BLABLA LETTERARIO.
Buone letture a tutti,
Giorgia

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